Oggi vi voglio parlare di un fumetto che ho scoperto per puro caso alla fiera locale, ma che mi ha veramente affascinato.
Andiamo per step.
Lo stile di disegno, deciso, delicato e unico che sa richiamare a sé il ricordo dei vecchi dipinti giapponesi facendo sprofondare il lettore nella storia.
Il fumetto è scritto e disegnato dalla stessa persona.
La trama è tratta da una piccola favoletta giapponese che trae le sue radici da una vecchia “usanza”.
Si parla di come in inverni molto rigidi nei quali il raccolto scarseggi e di come il daimyo(letteralmente “grande nome” ed era la carica feudale più importante tra il XII secolo e il XIX secolo in Giappone) abbia emanato una legge per poter permettere a tutti di mangiare.
Quest'ultima impone che al compimento dei 60 anni le persone debbano essere abbandonate sulle montagne gelide per far si che rimangano più scorte di cibo per i giovani.
Per molti questo sacrificio era un dovere e qualcosa di cui andar fieri, ma per chiunque rimanesse al villaggio vedendo i propri cari partire sapendo che non faranno mai ritorno rimane qualcosa di doloroso e struggente.
La storia parla di un giovane ragazzo il quale non vuol vedere morire sua madre nelle montagne in quanto reputi la cosa molto ingiusta e priva di significato.
Il nostro protagonista si ritroverà a salvare sua madre e finire in una situazione molto particolare (non voglio raccontarla in questa sede in quanto vi consiglio di andarlo a leggere) dove dovrà fare delle scelte che rischiano di condurlo alla morte e al dover quindi essere lui ad abbandonare la madre.
Diciamo, senza fare troppi spoiler, che nel finale però la storia prenderà una piega inaspettata per portare a una conclusione molto riflessiva.
Che dire io vi consiglio vivamente di recuperarlo e di riflettere sul finale di questo fumetto.
E voi che ne pensate? Lo avete già letto? Vi ho incuriositi?
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