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Morbius-Un cinecomic deludente, un personaggio in bilico tra etica e complesso di Dio

Fin dove possiamo spingerci per riparare qualcosa di rotto?

Cit.Morbius

Attenzione Spoiler




È da poco approdato sul grande schermo uno dei personaggi più avvincenti e tormentati dell’universo Marvel, il Dottor Michael Morbius.

Gravemente malato di una rara forma di leucemia di cui soffre fin da piccolo Michael dedica tutta la sua vita a cercare un rimedio per questa condizione che affligge lui e molti altri.


Nel film ci viene presentato come una persona brillante e superba al punto da rifiutare il premio Nobel per la medicina, conferitogli per aver creato un surrogato del sangue che ha salvato innumerevoli vite, definito dal protagonista come il prodotto di un esperimento fallito.


Si capisce da subito quanto sia un personaggio tormentato, fin dai primissimi minuti di film si introduce il contrasto etico profondamente marcato che vive il protagonista interpretato da Jared Leto, inoltre si comprende come nel passato di Michael si annida un dolore profondamente radicato causato dalla malattia che lo affligge dalla nascita e che lo spinge a fare amicizia con Loxias un bambino affetto dalla medesima condizione e soprannominato Milo dal protagonista.


Più volte nel film viene proposta la frase “Noi siamo gli spartani, i pochi contro i molti” particolarmente significativa per inquadrare le dinamiche sociali del protagonista ed il rapporto con l’amico Milo.


Nel film l’idea del Dottor Morbius è quella di “aggiustare” il proprio DNA unendolo a quello dei pipistrelli vampiro che si sa essere capaci di produrre particolari sostanze anticoagulanti, così da creare cellule ibride in grado di far regredire la malattia.


Gli esperimenti illegali condotti da Michael e la sua assistente Martine su di un siero sperimentale conducono alla trasformazione del dottore in un essere chimerico mostruoso, uomo-pipistrello vampiro, che dimostra una fame incontrollabile di sangue umano e lo spinge ad uccidere tutto l’equipaggio della nave su cui si trovavano, salvo la collega.


Morbius nasconde ben due scene post credit che paiono collocare il vampiro vivente nell'universo di Spiderman, e che indirizzano verso un possibile film dei Sinistri Sei, il team di supercriminali nemici di Spiderman che la Sony insegue da quasi vent'anni e che ormai sembrerebbe in arrivo.

Lo stesso regista del film Daniel Espinosa ha anticipato che molto presto sarà svelato lo Spiderman del VenomVerse, possiamo solo ipotizzare che possa trattarsi di Andrew Garfield, che inizialmente avrebbe dovuto affrontare proprio i Sinistri Sei nella saga cinematografica di The Amazing Spiderman.


Non c’è dubbio che la regia del film tenti di far vivere allo spettatore la confusione del protagonista e come questo sembri precipitare in un vortice di oscurità man mano che la storia prosegue, soprattutto dopo la trasformazione in “vampiro”, questo si traduce in scene decisamente più buie con una vena horror che vengono però accostate a battute che tentano di essere simpatiche e mandano in confusione lo spettatore, anche gli effetti speciali utilizzati risultano poveri. Il ritmo della narrazione e la messa in scena sembrano figli di un modo di fare cinema supereroistico dei primi 2000, ormai preistorico.


Purtroppo, di per sé Morbius nel film sembra essere un super eroe dark di serie B, con una trama ridotta all’ osso che di certo non rende giustizia al personaggio dei fumetti ideato da Roy Thomas e Gil Kane nel 1971.


Il film non resiste alla più abusata formula nei film di supereroi di mettere il superprotagonista a confronto con una versione distorta di sé stesso, Michael e Milo risultano infatti avere gli stessi “poteri” ma a Milo manca la volontà di resistere alla violenza e alla sua sete di sangue umano, mentre nel Dottor Morbius diviene evidente la profonda contrapposizione tra la morale del giuramento di Ippocrate e l’orrido ed irresistibile impulso a consumare sangue umano.


Nonostante il film appena uscito nelle sale non sia stato in grado di delineare appieno un personaggio che sulla carta appare parecchio interessante penso che possa comunque gettare delle buone basi per una discussione sul tema dell’etica scientifica, tornando alla citazione iniziale: “Fin dove possiamo spingerci per riparare qualcosa di rotto?”


La risposta data al protagonista dal suo mentore è: “Fin quando il rimedio non è peggiore della malattia”.


L’etica è una disciplina che permea profondamente ogni ambito della vita umana, nondimeno le attività di ricerca scientifica e lo sviluppo di nuove tecnologie, bisogna però in tal caso distinguere quali siano i limiti della ricerca scientifica da quelli delle applicazioni delle conoscenze derivanti dalla ricerca.


Ricordo, a puro titolo di esempio, che il padre del pensiero scientifico Francis Bacon all’ inizio del Seicento sosteneva che la scienza, e dunque l’intera comunità scientifica, deve agire non a vantaggio di qualcuno ma a favore dell’intera umanità.


Non c’è dubbio che oggi più che mai l’interpenetrazione tra scienza e società e quindi anche con l’economia sia robusta e fitta più che mai, in questa era, definita da Jhon Ziman “era post accademica della scienza”, il mondo ha prodotto tanta ricchezza e la tecnologia è avanzata velocemente grazie alle nuove conoscenze prodotte dalla ricerca scientifica, ricerca che non deve, non può avere limiti se non quelli già previsti da tutti i codici penali del mondo civile, questo perché la ricerca scientifica non deve avere freni, deve indagare tutto e studiare ogni possibilità.


Sta nelle applicazioni che si fanno delle conoscenze il rischio della scienza, come dichiarato da Rita Levi Montalcini:” La scienza non deve avere linee di confine: il problema reale non riguarda i rischi connessi alla scoperta, ma il suo non corretto impiego”.


E cosa dire di oggi? è la bioetica la nuova disciplina che si propone di fare da ponte tra la necessità di proseguire la ricerca per la produzione di nuove conoscenze in campo biotecnologico e medico, ricollegandoci a Morbius, è proprio di bioetica che potremmo parlare, Michael era convinto di aver trovato una cura alla sua condizione, una cura che però andava contro ogni principio etico della ricerca e che applicata in modo sconsiderato ha portato alla creazione di “un essere” mostruoso e assetato di sangue.


Il Dottor Morbius pare avere un complesso divino: si considera infallibile geniale, manipola grazie agli strumenti forniti dalla ricerca il proprio corpo per salvare “i pochi” come più volte si definiscono nel film Michael e Milo con esito però terribile che espone “i molti” ad un enorme pericolo.


Cosa ne pensate voi, la “cura” scoperta da Morbius è peggiore della malattia o ne è valsa la pena?


Fateci sapere nei commenti.


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